Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena nella tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra. Sal 15,11


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mercoledì 6 gennaio 2010

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"Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena nella tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra"
(Sal 15, 11)
martedì 5 gennaio 2010

La testimonianza del nostro amico Raffaele di Busto Arsizio che con parenti e amici ha voluto festeggiare in modo diverso la venuta di Gesù


Un Natale tra gli ultimi
Durante questi primi giorni dell’anno, archiviati i bagordi del cenone di San Silvestro, mi son soffermato a riflettere sul significato del mio primo vero Natale nell’età adulta. Tutto nasce da un’idea un po’ bislacca di mio zio che abbiamo condiviso quest’estate mentre gironzolavamo per gli stand del Meeting dell’Amicizia di Rimini, ossia la possibilità di organizzare un pranzo di Natale per una ventina di persone senza fissa dimora che bazzicano abitualmente la stazione di Busto Arsizio.


Sembra strano, per chi mi conosce, ma ho aderito all’iniziativa di slancio, pur non avendo mai fatto nulla di simile in precedenza; sarà stata l’inerzia dello “tsunami” di grazia post-Medjugorie, o il pensiero di accostarmi un minimo al carisma di Nuovi Orizzonti (fatte le debite proporzioni: la stazione centrale di Busto Arsizio non è stazione Termini e Chiara è di un altro pianeta... ;), o semplicemente ho seguito il suggerimento della vocina della mia coscienza, fatto sta che non ho avuto alcuna titubanza pur non potendo razionalmente valutare l’impatto del mio coinvolgimento.
Nel periodo dell’Avvento, soprattutto nell’ultima settimana, ho pregato moltissimo la Madonna perché intercedesse per la riuscita del tutto, e il mio Angelo Custode perché potesse darmi manforte nel vincere qualche pregiudizio di troppo presente in me; son riuscito a coinvolgere anche il mio amico Andrea, che ha aderito col suo solito entusiasmo contagioso!
Un forte impulso l’ho poi avvertito durante l’ultima Adorazione Eucaristica prenatalizia, quando guardando il Santissimo mi è ritornato alla mente quest’interrogativo: “Io, il Signore tuo Dio, mi son fatto pane spezzato per te; e tu sei pane spezzato per i tuoi fratelli?”
In verità, il mio apporto si è limitato alla giornata di Natale, iniziando dall’allestimento della sala, mentre gli altri “volontari” (in pratica mio zio è riuscito a reclutare tutte le sorelle e rispettivi consorti, miei genitori compresi!) han cominciato qualche giorno prima occupandosi dell’acquisto e preparazione del cibo, finanziato da noi stessi.
Naturalmente le risorse economiche stanziate inizialmente non riuscivano a coprire i costi di un pranzo completo di una dozzina di persone, da antipasto a dolce, comprendendo l’affitto dei locali e un panettone da donare ad ognuno dei commensali; e qui viene in soccorso la Banca della Provvidenza che, come afferma Chiara, è l’unica che applica gli interessi del 100 per 1!!!
La sala è stata messa a disposizione dal presidente di una squadra locale di calcio di Busto, comprensiva di bar ed uso illimitato della macchinetta per il caffè espresso; il salumiere di fiducia al quale ci siamo rivolti, saputo della destinazione del cibo acquistato, ha deciso di regalarci quattro vassoi di affettato misto risolvendoci il problema degli antipasti; il datore di lavoro di mio zio ha lasciato un’offerta consistente in denaro che, unita al nostro contributo personale, non solo ci ha risolto ogni problema di budget, ma ci ha consentito di pianificare una replica in scala minore a breve.
Quindi la mattinata di Natale l’abbiamo trascorsa preparando i tavoli in attesa dell’arrivo dei nostri ospiti, avvenuto dalle 11 in poi, accompagnati da alcuni di noi in auto; ho subito notato qualche imbarazzo da ambo le parti, che si è dissolto una volta che ci siamo seduti ai tavoli gli uni vicino agli altri, amalgamandoci e superando ogni ostacolo iniziale, anche quelli di natura igienica.
Dopo la benedizione del cibo abbiamo così mangiato insieme, con noi tutti che ci occupavamo di servire a puntino i nostri ospiti, ma soprattutto abbiamo parlato, ascoltato, riso e cantato insieme, sedando per qualche ora non soltanto i morsi della fame, ma anche i fantasmi della solitudine e dell’abbandono dei nostri amici.
Personalmente vorrei sottolineare, pur rischiando di abusare in retorica, quanto l’aver ascoltato le loro esperienze di vita difficile, mi abbia fatto comprendere quanto poco ringraziamo il Signore di ciò che abbiamo, perseverando nel lamentarci di ogni cosa che ci manca, frutto della logica del bicchiere “mezzo vuoto”; l’aver donato il mio tempo a qualcuno di loro strappando anche soltanto qualche raro sorriso mi ha riempito il cuore di gioia e pace, sicuro che dietro quel sorriso c’era Gesù appena nato.
Ho preso consapevolezza della forza della mia debolezza, che nonostante i miei limiti di piccolo uomo con difficoltà a socializzare, si è concretizzata regalando loro scampoli di momentanea spensieratezza e, forse, un’iniezione di fiducia nel futuro.
Ho tratto ulteriore linfa vitale per insistere nel cammino intrapreso a Medjugorie e per essere testimone 24 ore al giorno della Sua Parola, anche negli ambienti poco ricettivi come l’ufficio, con l’impegno di crescere nella preghiera, indispensabile sostegno d’evangelizzazione; sono i fatti che parlano più delle parole, ed anche quelli che a volte sembrano più insignificanti possono sortire l’effetto insperato di un principio di conversione. Mi sento quindi in dovere, soprattutto alla vigilia dell’Epifania che è la rivelazione della Luce, di adeguare il mio stile di vita al Vangelo per esser d’esempio per coloro che non hanno ancora conosciuto l’Amore degli amori.
In serata, dopo aver riaccompagnato i nostri ospiti alle loro postazioni di fortuna, siamo ripassati in stazione portando qualche capo d’abbigliamento, coperte e zainetto per acquietare i bisogni del corpo, e un Rosario ed un Vangelo (idea di Andrea ;) per alimentare i bisogni dello spirito.
Concludendo, ho trascorso un Natale in famiglia, un po’ più allargata del solito, guadagnandoci in serenità e guardando il futuro con occhi nuovi, con la promessa di ripetere l’esperienza con più frequenza.

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TUTTO PASSA......... SOLO L'AMORE RESTA solo l’AMORE può scardinare i muri dell’indifferenza che imprigionano l’anima in una solitudine mortale. Solo l’AMORE può distruggere l’angoscia di cuori impietriti dall’odio e dalla violenza. Solo l’AMORE può ridare speranza a chi, colpito dalle terribili sferzate della vita, giace prostrato nella disperazione. Solo l’AMORE può far germogliare la GIOIA di vivere nei deserti dell’umanità........... Chiara Amirante