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lunedì 12 settembre 2011

Difendiamo i valori che sono alla base della nostra fede


1Pietro 3,15-16 Glorificate il Cristo come Signore nei vostri cuori. Siate sempre pronti a render conto della speranza che è in voi a tutti quelli che vi chiedono spiegazioni. Ma fatelo con mansuetudine e rispetto, e avendo la coscienza pulita; affinché quando sparlano di voi, rimangano svergognati quelli che calunniano la vostra buona condotta in Cristo.
La nostra speranza si basa sulla consapevolezza che Gesù Cristo ci ha salvato dalla morte e, attraverso la sua parola, ci ha indicato  la via che porta all’eterna beatitudine, dicendoci chiaramente che seguendo quella via possiamo vivere la sua gioia anche nel nostro pellegrinaggio terreno. Ma perché questo possa diventare realtà vissuta bisogna fare propri gli insegnamenti del suo vangelo e accogliere con umiltà la profonda saggezza che nei secoli la sua Chiesa ha accumulato ed espresso nel magistero.
Il Signore quindi ci chiede di essere portatori del suo amore con l’esempio e la testimonianza di fede, ma se questo lascito ci incoraggia ad essere evangelizzatori in ogni ambito della nostra vita ci deve anche stimolare a rendere ragione della nostra speranza. Questo significa anche mettersi in grado di poter difendere la nostra fede dagli attacchi spesso feroci del laicismo relativista che oramai è assurto a codice di riferimento nella società occidentale contemporanea.
Si percepisce fra i cristiani una sorta di sentimento di rinuncia, o peggio di disinteresse, su quelli che Benedetto XVI definisce i “principi non negoziabili”, questi valori sono una linea Maginot che ogni cristiano dovrebbe impegnarsi a non oltrepassare e, in ogni occasione, difendere alla baionetta.
Parliamo della  tutela della vita in tutte le sue fasi, dal primo momento del concepimento fino alla morte naturale, del riconoscimento e promozione della struttura naturale della famiglia, intesa come unione fra un uomo e una donna basata sul matrimonio e della tutela del diritto dei genitori di educare i propri figli.
Questi argomenti sono il campo di battaglia dove gli alfieri del laicismo di stampo liberal-progressista sferrano ad ogni occasione i loro attacchi su Papa e Chiesa che periodicamente vengono accusati di oscurantismo reazionario basato su dogmi anacronistici e castranti finalizzati a limitare la sacrosanta libertà dell’individuo nelle sue scelte e orientamenti.
Ma la difesa dei principi non negoziabili, come afferma Benedetto XVI, non è una prerogativa della Chiesa cattolica perché essi “…non sono verità di fede anche se ricevono ulteriore luce e conferma dalla fede. Essi sono iscritti nella natura umana stessa e quindi sono comuni a tutta l’umanità. L’azione della Chiesa nel promuoverli non ha dunque carattere confessionale, ma è rivolta a tutte le persone, prescindendo dalla loro affiliazione religiosa.”
Allora noi cristiani abbiamo il dovere di alzare la testa, scuoterci dal torpore e avere il coraggio di dire no, di uscire dalla comodità del “pensiero debole” ed esporsi gridando a gran voce, se necessario, come fece Gesù nell’atrio del Tempio. Non possiamo accettare che certi maitre a penser da strapazzo, dallo schermo o dalle pagine dei giornali, ci convincano che  il matrimonio gay è una scelta  di progresso, che l’eutanasia è un dovere morale, che l’aborto è una vittoria di libertà delle donne e cosi via farneticando.
In questa nostra epoca abbiamo bisogno di cristiani con la “schiena dritta” che abbiano il coraggio di prendere posizione, di manifestare la propria fede, di difendere la Chiesa e i valori che esprime da sempre, anche e soprattutto quando questo confligge con le istanze del politicamente corretto imperante.
Il Cardinale Scola, novello arcivescovo di Milano, nell’intervista su Avvenire del 2 settembre scorso, incitava i cristiani ad avere più coraggio nella vita pubblica «…Nel prossimo decennio la questione dell’impegno politico dei cristiani e della dimensione sociale della vita di fede, sul piano personale e comunitario, sarà bruciante…»
È brutto quando politici sedicenti cattolici si abbassano a ossequiare le trame di partito accettando proposte di legge che palesemente oltraggiano sia il diritto naturale sia l’insegnamento della Chiesa.
Quindi senza paura dobbiamo rendere ragione della nostra fede e dobbiamo farlo in tutti gli ambiti, nella sfera privata come nell’agone politico, ma con mansuetudine e rispetto perché il fatto di essere testimoni di Cristo implica amore e benevolenza verso il prossimo, anche verso coloro che il rispetto nei nostri confronti magari non lo usano. Così potremo rendere ragione della nostra speranza ed essere contemporaneamente testimoni di Gesù.

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TUTTO PASSA......... SOLO L'AMORE RESTA solo l’AMORE può scardinare i muri dell’indifferenza che imprigionano l’anima in una solitudine mortale. Solo l’AMORE può distruggere l’angoscia di cuori impietriti dall’odio e dalla violenza. Solo l’AMORE può ridare speranza a chi, colpito dalle terribili sferzate della vita, giace prostrato nella disperazione. Solo l’AMORE può far germogliare la GIOIA di vivere nei deserti dell’umanità........... Chiara Amirante