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martedì 27 settembre 2011

Abbiamo un Dio col "limitatore di giri"


Nell'omelia di domenica scorsa a Friburgo BenedettoXVI ha detto: "ci sono teologi che, di fronte a tutte le cose terribili che avvengono oggi nel mondo, dicono che Dio non possa essere affatto onnipotente. Di fronte a questo noi professiamo Dio, l'Onnipotente, il Creatore del cielo e della terra. E noi siamo lieti e riconoscenti che Egli sia onnipotente. Ma dobbiamo, al contempo, renderci conto che Egli  esercita il suo potere in maniera diversa da come noi uomini siamo soliti fare. Egli stesso ha posto un limite al suo potere, riconoscendo la libertà delle sue creature. Noi siamo lieti e riconoscenti per il dono della libertà. Tuttavia quando vediamo le cose tremende, che a causa di essa avvengono, ci spaventiamo" 

Pensate a un padre che sa perfettamente quale è il bene per il proprio figlio, ma per amore e rispetto della sua libertà, pur sapendo che andrà verso morte certa, da un certo punto in poi non agisce più e lascia che il figlio si schianti contro il muro della propria libertà. Quale immenso dolore può vivere questo padre per la fine del figlio? Quale immenso amore ci vuole per impedirsi di salvarlo imponendogli la propria azione? Quale immenso rispetto per la sua libertà?


Molte volte ho pregato, inutilmente, che Dio mi imponesse la retta via. In effetti per noi credenti, che già abbiamo accettato la signoria di Gesù nella nostra vita, sarebbe molto più semplice essere radiocomandati dall’alto e pilotati, senza rischio di errore, nella giusta direzione. Ma non è così che funziona, egli non vuole dei robot che eseguano meccanicamente i suoi dettami,  no Lui, come qualsiasi innamorato, desidera essere corrisposto nell’amore e desidera che i suoi figli facciano la cosa giusta per amore suo. E che sofferenza quando una sola delle sue creature cade nelle grinfie del “principe di questo mondo” e che festa in cielo quando invece una si converte.

Una delle solite manfrine che ci propinano i paladini del relativismo laicista è che per seguire Gesù bisogna subire un’inaccettabile limitazione della libertà personale, che bisogna adeguarsi a regole obsolete, che bisogna starsene mogi mogi in un angolino e fare quello che i “preti” ci dicono.
Magari fosse così! sarebbe molto più semplice guadagnarsi il paradiso. Invece la vita del credente è tutta una lotta per evitare un lunga serie di ostacoli e trabocchetti che il diavolo ci tende e che Dio non ci evita. E così ogni volta siamo tentati di imboccare la via più larga, più comoda, più attraente e dobbiamo costringere la nostra coscienza a fare gli straordinari, perché spesso non è affatto semplice capire cosa Dio ritiene sia meglio per noi, generalmente non siamo già santi e quindi facciamo una fatica boia, alla faccia della limitazione.

In contrapposizione al concetto di libertà c’è il concetto di schiavitù e qui, sempre i paladini di cui sopra, ne invertono bellamente causa ed effetto. La libertà come la intendono loro non è altro che il famoso “fa ciò che vuoi” e nel loro immaginario chi non può fare ciò che vuole vive da schiavo e  nell’infelicità perenne. È qui che, nella realtà, scatta il “contrappasso”: l’illusione della felicità attraverso la libertà del “fa ciò che vuoi” porta a ricercare in modo compulsivo l’appagamento attraverso il possesso delle cose e delle persone diventandone schiavo. Il bisogno ossessivo genera schiavitù che appunto è il contrario della libertà.

Il credente sa bene che solo la verità ci rende liberi e la verità è nientemeno che una persona: Gesù Cristo, vero uomo e vero Dio, il quale ci esorta ad abbandonare la vera schiavitù che è quella del peccato, ma non ce ne preserva lasciandoci sempre e comunque la libertà di scegliere tra il bene e il male.

E come certe “supercar” devono essere ridotte nella potenza per poter circolare su strada, dobbiamo accettare il fatto che, quando si tratta della nostra libertà, abbiamo un Dio si onnipotente, ma col limitatore di giri!

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