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venerdì 25 novembre 2011

"Solo l'Amore" la nuova trasmissione di Nuovi Orizzonti su Telepace

E' iniziata la nuova stagione di trasmissioni condotte su Telepace da Nuovi Orizzonti, quest'anno una novità: il titolo non sarà più "Vita che rinasce", bensì "Solo l'Amore" in studio come sempre Silvia Piasentini e don Davide Banzato, ospite fisso Chiara Amirante. Questa la prima puntata.
mercoledì 23 novembre 2011

“Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”

Lunedì ore 06.30 sfreccio sull’autostrada A4 alla volta dell’aeroporto di Orio al Serio dove mi attende il mio solito Airbus color lilla/violetto che mi scodellerà per la centoventiduesima volta (o giù di lì) nelle ormai gelide lande polacche e dove cercherò, come sempre a fatica, diguadagnarmi la pagnotta.
Poco prima dell’uscita di Bergamo il mio occhio viene rapito sulla destra dal “Kilometro rosso” una mega-paratia di alluminio rosso lunga appunto un chilometro dietro la quale si nasconde il parco scientifico e tecnologico voluto da un noto imprenditore locale. Alla sinistra dell’autostrada invece le barriere antirumore nascondono il Santuario della Madonna dei Campi dove il rettore don Luigi ha fortemente voluto e organizzato il cenacolo di preghiera di Nuovi Orizzonti attivo dal settembre scorso dove a ogni incontro partecipano dalle 100 alle 130 persone (fra cui tanti Cavalieri della Luce).
Da un lato il mondo del lavoro, dell’imprenditoria, del business, dall’altro quello della fede, della preghiera, di Dio. Due mondi a volte molto distanti, a volte addirittura in antitesi.
Poi il pensiero mi si fissa sulla fulminante poesia di Ungaretti “Soldati” del 1918 che recita in un unico verso: “Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie” e trovo quello che in quest’epoca può essere il punto di incontro fra questi due mondi: l’incertezza.
Un paio di settimane fa mi trovavo ad un convegno organizzato proprio all’interno del “kilometro rosso” dove una
compilation non indifferente di imprenditori si è trovata per discutere sulle prospettive dell’industria europea dei
metalli (di cui mi pregio di far parte da una ventina d’anni a questa parte) il relatore principale era uno dei direttori del Fondo Monetario Internazionale responsabile per l’Italia, Grecia, Portogallo ed altri Paesi minori che dal suo privilegiato osservatorio di Washington ci ha fatto una fotografia della situazione macroeconomica mondiale.
Quella che stiamo vivendo è una crisi epocale, molto peggiore e diversa dalle crisi congiunturali tipiche dei cicli economici tradizionali.  È una crisi che segna la fine di un modo di fare economia e finanza, ma il peggio è che non consente di immaginare quale sarà il modello che potrà essere seguito nei prossimi anni.
In sostanza si vive in un incertezza e caducità mai visti, come le foglie d’autunno, appunto!
Tutte le solide basi costruite in una vita di lavoro possono essere sbriciolate in un nanosecondo e ci possiamo trovare a milioni in condizioni di difficoltà economica quando non di povertà.
Il tutto aggravato dal fatto che una fetta costituita da due terzi della popolazione mondiale sta al contrario conoscendo un periodo di crescita economica e benessere (per quanto mal distribuito) mai visto nella storia. Un mondo molto diverso dal nostro per cultura, storia e religione, ma che ben presto avrà la potenza economica e militare sufficiente (volendo) per dominare il pianeta.
Mi rendo conto che nel disegno di Dio per l’uomo questa incertezza, questa precarietà sono perle preziose perché consentono di affidarci a Lui a patto di vivere i suoi insegnamenti e di non consumarci nell’angoscia e nella preoccupazione del domani.
“Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”
Ungaretti scrisse questa poesia quando si trovava al fronte in quella che fu, fino ad allora, la guerra più sanguinosa della storia e in questo flash coglie tutta la fragilità della condizione umana di fronte ad eventi non dominabili dalla nostra singola volontà.
E allora? Allora aggiungo un mio semplice seguito a questo straordinario verso:
“Se io, piccola foglia, devo volare via, allora voglio che il vento sia Tu.
Non so dove mi porterai, ma voglio esserci per vederlo.
Voglio esserci con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze!
Un mondo nuovo e si dischiude davanti a me
Denso di rischi e incertezze
E se la mia schiena non dovesse reggere
Allora sii Tu il mio sostegno, Grazie Signore Gesù”
venerdì 18 novembre 2011

Il campione di Dio (parte prima)


Senza entrare nel dettaglio di quella che potrebbe essere soltanto una mera operazione commerciale, mi sono però interrogato su quale potesse essere l’identikit del possibile campione per Nostro Signore, alquanto diversa, con tutto il rispetto, del succitato Ibra.

Qualche settimana fa, io e mia moglie Cristina abbiamo partecipato ad una serata di lode presso una chiesa evangelica di Milano, dato che suonava un musicista nostro amico; abbiamo così assistito, dopo il momento musicale, al sermone del pastore tutto incentrato sulla figura del patriarca Giuseppe, da lui ribattezzato appunto: “Il campione di Dio”
Giuseppe era il figlio prediletto di Giacobbe, ragion per cui era odiato dai fratelli; inoltre, aspetto fondamentale, aveva una visione, un disegno divino da realizzare, un alto ideale da perseguire non comprensibile a lui stesso nella totalità, figuriamoci per gli altri.
Ora Giuseppe fece un sogno e lo raccontò ai fratelli, che lo odiarono ancor di più. Disse dunque loro: «Ascoltate il sogno che ho fatto. Noi stavamo legando covoni in mezzo alla campagna, quand’ecco il mio covone si alzò e restò diritto e i vostri covoni vennero intorno e si prostrarono davanti al mio». (Genesi 37:5-7)
Il “volare alto” mantenendo intatto uno spirito impavido e coerente, attira indubbiamente l’invidia, se non l’odio, di coloro che si uniformano ai miseri obiettivi che il mondo ci propone, fino a ghettizzare o prevaricare chi, per il coraggio dimostrato, si distingue dalla massa.
Appena Giuseppe fu arrivato dai suoi fratelli, essi lo spogliarono della sua tunica lunga, tessuta di diversi colori, poi lo afferrarono e lo gettarono nella cisterna: era una cisterna vuota, senz’acqua. Poi sedettero per prendere cibo. [...]  Passarono alcuni mercanti madianiti; essi tirarono su ed estrassero Giuseppe dalla cisterna e per venti sicli d’argento lo vendettero agli Ismaeliti. (Genesi 37:23-24,28)
Così i suoi fratelli si mettono a tavola, comodi, per cibarsi, insensibili alle grida come ebbri dei piaceri del mondo che anestetizzano la nostra sensibilità; ed addirittura, dopo la ritorsione e l’isolamento, pensano bene di trarre vantaggio dalla situazione vendendolo ai mercanti. Quante volte anche ci lasciamo trasportare dalla brama dell’affermazione personale e non ci facciamo scrupoli nel denigrare il nostro “rivale” vendendone la reputazione con la maldicenza, giusto per spuntarla, ad esempio, in una competizione professionale?
Giuseppe fu condotto in Egitto e Potifar, consigliere del faraone e comandante delle guardie, un Egiziano, lo acquistò da quegli Ismaeliti che l’avevano condotto laggiù. Allora il Signore fu con Giuseppe: a lui tutto riusciva bene e rimase nella casa dell’Egiziano, suo padrone. Il suo padrone si accorse che il Signore era con lui e che quanto egli intraprendeva il Signore faceva riuscire nelle sue mani. Così Giuseppe trovò grazia agli occhi di lui e divenne suo servitore personale. (Genesi 3:1-4)
Sebbene continuino le condizioni avverse che farebbero pensare ad una divergenza rispetto al progetto divino, Giuseppe continua nella perseveranza e nella fiducia nel Signore, ed il Signore lo ripaga restando con lui. E, se “il Signore è con noi”, chi potrà farci paura? Aspetto non secondario: anche gli altri si accorgono di ciò!
Spesso ci scoraggiamo di fronte ad eventi negativi che si abbattono sulla nostra vita, e siamo tentati dal mollare le redini per procedere  stancamente senza meta: il suggerimento è quello di restare col Signore anche nei momenti bui, impostando la nostra esistenza non per sopravvivere, ma per vivere sopra la mediocrità e il lassismo figlio del nostro tempo, all’insegna del motto calcistico: “Prima non prenderle”
Solo chi ha grandi ideali e continua a perseguirli con coerenza e coraggio può lasciare un segno significativo nella storia (Chiara Amirante)
mercoledì 16 novembre 2011

I talenti

Articolo di Sabrina Chiriatti
Mi ha sempre affascinato questo brano del Vangelo e ultimamente mi ritorna sempre in mente, sino a ‘trovarlo’ oggi come Vangelo del giorno: “La parabola dei talenti” (Mt 25, 14-30)
Non molto tempo fa, parlando con un sacerdote mi fu chiesto: “chi pensi tra i tre sia il più fortunato?” e io (naturalmente, almeno per me) risposi: “quello che ha ricevuto i cinque talenti”! Lui mi guardò sorridendo, come se si aspettasse già la mia risposta e mi disse: “ne sei proprio sicura?” e a quel punto mi fermai un attimo a pensare che alternativa poteva esserci. Lui mi anticipò: “umanamente è comprensibile la tua risposta ma se analizzi la cosa sotto la luce ‘divina’ capisci che chi ne ha ricevuto 5 è la persona che deve darsi più da fare per farli fruttare”!
…”Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha.”
Allora a questo punto ho iniziato un po’ a preoccuparmi, non perché sicura di averne ricevuti 5 ma perché mi chiedevo quanto realmente nella mia vita mi ero impegnata, in primo luogo a riconoscerli e poi a farli fruttare.
Se penso che sino a tre anni fa questa pagina di Vangelo sembrava tanto lontana da me, come se riguardasse qualcun altro perché non conscia che i talenti Gesù li aveva donati anche a me, un brivido mi attraversa la schiena …e se nella mia vita non avessi incontrato “Nuovi Orizzonti”, probabilmente avrei continuato a vivere senza pormi il problema.
Dopo aver fatto l’incontro vero con Gesù, ho sentito la necessità di mettere a fuoco alcuni comportamenti, alcune ‘catene’ che mi portavano a fare sempre gli stessi errori, a soffrire sempre per le stesse cause e ho iniziato a guardarmi dentro, lasciando penetrare in me l’amore e la misericordia di Dio. Ho guardato in faccia le mie ferite sanguinanti e dolorose e ho permesso a Lui di guarirle. Alcune sono guarite completamente, altre sono ancora aperte ma non più sanguinanti. Ho guardato alla mia piccolezza, alla mia miseria umana: ne ho preso consapevolezza e ho ricominciato a credere in me stessa, aiutata dal fatto che se Gesù mi ha pensata un Prodigio, (così è per ognuno di noi) come posso io dubitarne? A volte è più facile crederci, a volte è veramente difficile. Mi sono resa conto che più riesco a ‘morire’ a me stessa, a staccarmi dalle ‘catene’ che non mi permettono di essere libera di amare, di agire, più mi rendo conto dei bisogni degli altri. Mi rendo conto che Lui è veramente la mia forza e senza Lui, non posso nulla.
Mi piace pensare, e spero di non sbagliarmi, che i talenti non sono solo le doti evidenti che Dio ci ha donato, ma anche la prontezza che mettiamo nell’amare come Lui desidera che si ami, l’impegno e la forza che investiamo nel vivere i rischi e le difficoltà nel testimoniare “l’essere cristiano”. Penso che i talenti possono essere si i doni, i carismi ricevuti dallo Spirito Santo, ma anche la fedeltà nel vivere il Vangelo, il testimoniare che Dio è la nostra unica salvezza. Il riuscire a trasmettere a chi incontriamo nella nostra vita questi doni, non solo a parole ma a fatti.
Ringrazio Dio per tutte le persone incontrate in ‘Nuovi Orizzonti’ che hanno riconosciuto i propri talenti e che li mettono a frutto beneficiando io stessa di tali frutti; per Chiara che nell’umiltà ha riconosciuto la volontà di Dio e l’ha vissuta e la vive sino in fondo;
per Fabio che è l’esempio vivente di come si abbraccia la croce e non si lascia schiacciare dal peso ma da qui trae la forza per risuscitare;
per Alessandra e Roberto per l’esempio di amore e dedizione che mettono nel fare ‘le cose di Gesù’ e nel vivere appieno il matrimonio cristiano …così potrei continuare ancora per molto.
Signore, rendimi umile, fa che io non abbia mai occasione di vantarmi dei talenti ricevuti, e donami di non dimenticare mai che: “tutto posso in Colui che mi da forza!”. (Fil 4, 13)
martedì 15 novembre 2011

Il filo d’oro di Dio (Cavalieri della Luce nel XIII secolo)

Articolo di Rosella Cantaluppi.
Il filo d’oro di Dio nei secoli ripropone attraverso nuovi carismi rinnovate forme di evangelizzazione.
Tempo fa, leggendo un libro sulla spiritualità domenicana, ho trovato questo scritto, che riporto parzialmente.
“… è una lettera di tale importanza da poterla definire la vera Bolla di approvazione dell’Ordine.” (Si tratta dell’Ordine dei Frati Predicatori,  fondato, da S. Domenico,  fin dalle origini per la predicazione e la salvezza delle anime).
“…………   Rendiamo giuste grazie al largitore di ogni dono per il carisma concessovi da Dio, al quale restate e speriamo restiate sempre fedeli, affinchè con l’interno calore della carità e l’esterno odore della buona fama voi possiate essere di conforto alle menti sane e curare le inferme. Per non farle restare sterili voi come dotti medici fornite loro mandragore spirituali, fecondandole con la parola di Dio per mezzo della vostra salvifica eloquenza. E così, come servi fedeli fate fruttare i talenti che vi sono stati affidati consegnandoli al padrone raddoppiate e come invitti atleti, armati dello scudo della fede e rivestiti della corazza della salvezza, senza temere coloro che possono uccidere il corpo, contro i nemici della fede sguainate coraggiosamente la parola di Dio che è più penetrante di qualsiasi spada a doppio taglio, dimostrando così di avere in odio la vita di questo mondo per guadagnare quella eterna. Ma siccome merita la corona non la battaglia ma il suo esito; e fra tutte le virtù che corrono nello stadio riceve il premio solo la perseveranza, con questa nostra lettera apostolica preghiamo ed esortiamo caldamente la vostra carità,ingiungendovi in remissione dei vostri peccati – in tal modo maggiormente conformandovi nel Signore – di evangelizzare la parola di Dio, impegnandovi in modo opportuno ed importuno ad adempiere lodevolmente l’ufficio di evangelisti, Se poi per questo ufficio dovreste subire tribolazioni, non solo le sopporterete con serenità, ma come l’Apostolo, vi glorierete per il nome di Gesù. Questo lieve e transituro peso della tribolazione ve ne procurerà uno immenso di gloria, in paragone del quale non sono proporzionali le sofferenze di questa vita.”
Pur non potendoci paragonare ai Predicatori dotti quali sono i Domenicani, per molti aspetti sembra rivolta anche ai Cavalieri della Luce, vero ?
Eppure questa lettera è stata scritta nel 1217 ! ai tempi si lottava contro le eresie, oggi si lotta contro l’apostasia.
mercoledì 9 novembre 2011

Regalo con fiocco e controfiocco!

Articolo di Sabrina Chiriatti

A volte ho la sensazione che Gesù sia proprio “bizzarro” e che riesca a ottenere cose che nemmeno immagineresti di poter fare. Ma partiamo dal principio!

Come gruppo “Giullari di Como” mi sembrava stessimo attraversando un momento di stallo. C’era poco entusiasmo; eravamo pochi e sembravamo quasi demotivati, ci voleva qualcosa che desse una “botta di vita” e così in un momento di preghiera il Signore mi ha messo nel cuore un desiderio:
perché non fare un bel “ritiro musicale”? Un momento di condivisione e di vita comunitaria. Ho mandato la mail non tanto convinta, pensando che nessuno o quasi avrebbe aderito alla proposta! Invece hanno risposto quasi tutti di si!
Che dire? Sono rimasta letteralmente a bocca aperta e ho iniziato ad avere la sensazione che quell’idea avrebbe portato grandi cose.
Inoltre, giorni prima alcuni del gruppo avevano iniziato a pregare perché il Signore ci inviasse qualche persona perché “la Messe era poca” e non potevamo più farcela da soli. Dopo pochi giorni, siamo stati esauditi!
“Chiedi e ti sarà dato, bussa e ti sarà aperto” dice Gesù e devo dire che è proprio vero.
Questa meravigliosa esperienza mi ha dato modo di constatare, ancora una volta, quanto la preghiera è importante per unacomunione personale con Dio. Attraverso di essa si riesce a comprendere meglio la Sua volontà e a riconoscere quanto Lui è fedele nel Suo Amore e in ciò che promette nella Parola.
La settimana che precedeva questo ritiro ho trascorso dei giorni pieni di Grazia, benché la mia preghiera fosse “ridotta all’osso” per mancanza di tempo (stavo utilizzando tutto il mio tempo per organizzare al meglio questo ritiro). In queste giornate ho sentito un entusiasmo, anche da parte degli altri, pazzesco che quasi mi sono spaventata pensando di non essere all’altezza nell’organizzarlo. Però mi sono detta: Signore mi hai messa tu in questa situazione, sicuramente mi aiuterai!
Siamo arrivati con i nostri bagagli e i sacchi a pelo; tutti con un sorriso meraviglioso sulle labbra, contenti di poter trascorrere questi 3 giorni insieme. A Como, soprattutto negli ultimi tempi, si sente tanto il desiderio di avere una “vera”comunità (intendo come struttura perché, a mio avviso, la comunità c’è già), così non ci è parso vero, anche fosse solo per pochi giorni, di vivere questa meravigliosa esperienza come una comunità vera, appunto.
Condividere ogni cosa con i fratelli è meraviglioso. Vivere ogni cosa con Gesù in mezzo è stupendo. Ritrovarsi insieme già dal mattino appena aperti gli occhi; fare colazione in pigiama così come lo fai con i tuoi familiari; vivere e meditare la Parola insieme e essere aiutata dalle parole dette dal fratello ad arrivare a vedere aspetti diversi da quelli pensati; vivere la Santa Messa e ritrovare quel timido ragazzo che suonava l’organo quando cantavi nel coro della parrocchia (circa 30 anni prima, all’età di 15 anni), che celebra la Messa e pensare che veramente Gesù ha un disegno preciso su ognuno di noi, è spettacolare!
Tante emozioni; un vortice di emozioni, tante da avere paura che il cuore potesse esplodere dalla Gioia.
Sentirsi amati anche quando non dai il meglio di te; quando presa dalla tensione o dall’ansia rispondi in modo poco adeguato e guardi negli occhi il fratello convinta di averlo ferito, convinta di leggervi la delusione, lo sconforto e invece incontri due occhi che ti guardano sereni e che ti amano, si, ti amano! Ecco, lì tutto si colora di Cielo!
Comprendere appieno quell’Amore, provarlo e ‘applicarlo’ nello stesso identico modo verso il fratello…questa credo sia la massima espressione di Unità! Quella dove veramente ti senti “un cuore solo, un’anima sola in Gesù”!
Quella voglia pazza di condividere ciò che provi quando il tuo canto si innalza e raggiunge il culmine nel momento in cui senti che ciò che esce dalla tua bocca, non è opera tua, ma Spirito che vibra, si inebria e raggiunge il Cielo! Gli occhi si riempiono di lacrime e il cuore è ricolmo di Gioia e riconoscenza!
Grazie perché questi tre giorni sono stati un dono immenso per ognuno di noi. Dono unico e speciale, fatto e pensato su misura per ognuno di noi. Hai coccolato ognuno di noi nel modo in cui ne avevamo bisogno. Grazie Gesù per il dono della voce! Grazie perché mi metti nel cuore questa Gioia che non può essere terrena, perché così speciale, perfetta! Grazie perché mi metti accanto fratelli e sorelle con le quali condividere e poter contagiare!
E’ vero, Signore:
‘Signore, tu mi scruti e mi conosci,
tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo,
intendi da lontano i miei pensieri’ (Salmo 138)
Nessuno di noi poteva immaginare quanta ricchezza avevi preservato per ognuno di noi! Recitare il rosario all’aperto, in mezzo allanatura, sentirsi perfetti, perché parte della Creazione e alzare lo sguardo e vedere, malgrado il cielo grigio tipico dell’autunno, l’azzurro del manto della Mamma che ci copre e ci protegge! La felicità è questa Signore. Vivere con Te, in Te e per Te. SentirTi vivo dentro!
Condividere cuore a cuore le ferite del fratello e sentirle un po’ anche tue. Lacrime che sciolgono e ridonano serenità, pace: quella Pace che solo Tu sai dare.
E poi il regalo più grande! La Luce nella Notte, nella notte dei Santi. C’erano tutti e si sono fatti sentire! Probabilmente c’erano anche gli Angeli celesti che ci hanno accompagnato nel canto e nella musica, attraverso i quali è passato tutto il Tuo Amore.
Grazie Signore per ogni persona che hai accolto tra le tue braccia; grazie per ogni fratello che si era perso ed è stato ritrovato; grazie per tutti i nostri piccoli SI che trasformi in Grandi Cose; grazie per le lacrime che guariscono, per i cuori che si aprono, per gli occhi che finalmente scorgono il Tuo Volto!
Grazie Padre per l’ultimo regalo con “fiocco e controfiocco”: la Parola “pescata” per un caro amico che non crede in Te. Ancora una volta, la Tua parola mi conferma la tua Fedeltà: “Guariscimi Signore e io, sarò guarito!” (Geremia 17)… che dire?
Grazie, infinitamente grazie!

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TUTTO PASSA......... SOLO L'AMORE RESTA solo l’AMORE può scardinare i muri dell’indifferenza che imprigionano l’anima in una solitudine mortale. Solo l’AMORE può distruggere l’angoscia di cuori impietriti dall’odio e dalla violenza. Solo l’AMORE può ridare speranza a chi, colpito dalle terribili sferzate della vita, giace prostrato nella disperazione. Solo l’AMORE può far germogliare la GIOIA di vivere nei deserti dell’umanità........... Chiara Amirante